Nel 2003 il governo Berlusconi avvia gli accordi con la Libia per contrastare l’immigrazione clandestina. Roma spedisce gommoni, fuoristrada, pullman, mute da sub, 12 mila coperte di lana, 6 mila materassi e mille sacchi per cadaveri.
La finanziaria del 2004 stanzia 23 milioni di euro per il 2005 e 20 milioni per il 2006 per “fornire alla Libia e ad altri paesi di transito assistenza in materia di flussi migratori”.
Fine 2007 il governo Prodi rilancia gli accordi con la Libia e stanzia oltre 6 milioni di euro.
2009: approvato l’Accordo di amicizia e cooperazione tra Italia e Libia siglato l’estate precedente a Bengasi.
I punti salienti dell’accordo:
- L'Italia si impegna a realizzare «progetti infrastrutturali di base» nei limiti di una spesa di 5 miliardi di dollari (per un importo annuale di 250 milioni di dollari in 20 anni).
- Roma si impegna anche a realizzare alcune «iniziative speciali», quali la costruzione di 200 unità abitative, l'assegnazione di borse di studio universitarie e postuniversitarie a 100 studenti libici.
- I due Paesi collaboreranno nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, all'immigrazione clandestina: le due parti promuoveranno la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche.
- La Libia si impegna ad abrogare tutti i provvedimenti e le norme che impongono vincoli o limiti alle imprese italiane operanti in Libia e a concedere visti di ingresso ai cittadini espulsi nel 1970.
- Italia e Libia collaboreranno nel settore della difesa, «prevedendo la finalizzazione di specifici accordi relativi allo scambio di missioni tecniche e di informazioni militari, nonchè lo svolgimento di manovre congiunte».
- Le due parti si impegnano a favorire il rafforzamento del partenariato nel settore energetico.
Insomma Italia e Libia coopereranno responsabilmente nella lotta all’immigrazione clandestina. Ma come?
Lo scorso giugno a Roma, durante la conferenza stampa con Gheddafi, il Premier ha dichiarato quanto segue: “L’Italia ha consegnato imbarcazioni alla Libia per intercettare le imbarcazioni che portano immigrati in Italia, per riportarli in territorio libico dove possono facilmente illustrare le proprie condizioni personali e chiedere quindi il diritto di asilo in Italia ”. Sfortunatamente la Libia non è partecipe delle convenzioni che garantiscono i diritti dei richiedenti asilo. In Libia non c’è una legge che regoli l’asilo.
Per buona sorte in Italia invece tali leggi esistono, a quanto pare però sempre più formalmente e meno nella prassi.
Da maggio il via libera ai respingimenti in mare, un’azione ostentatamente immediata ed efficace, nonostante l’unico aggettivo correttamente affiancabile sia ILLEGALE.
L’articolo 10 della Costituzione Italiana recita: “Lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica”.
A differenza della Libia l’Italia ha firmato la Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati nel 1951 e perfino quella di Strasburgo, della quale viola l’articolo 4 concernente i respingimenti collettivi in quanto il respingimento deve essere individuale affinché si possa valutare singolarmente la posizione di ciascuno.
Alla luce dei fatti non ci resta altro che riflettere.
Francesca Arru
Vi invito ancora a vedere e diffondere il documentario COME UN UOMO SULLA TERRA che gia avevo proposto in un precedente post pubblicato una settimana fa' per ulteriori approfondimenti sulle inchieste aperte sui respingimenti e atti di violenza da parte di militari Italiani potete consultare Fortress Europe.
SOSTENETE LA DIFFUSIONE DEL FILM
Il film che racconta agli Italiani cosa si nasconde dietro gli accordi con la Libia. Il film che dà voce alla dignità e al coraggio dei migranti africani. - Una produzione Asinitas in collaborazione con ZaLab.
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