venerdì 18 settembre 2009

LIBIA-ITALIA/ITALIA-LIBIA: DIETRO LA POLITICA DELLA NON-INFORMAZIONE


Secondo una stima della Fondazione ISMU (Iniziative Studi sulla Multietnicità) in Italia su circa 4 milioni 300 mila immigrati, 650 mila sarebbero da considerarsi irregolari, la maggior parte dei quali arriva regolarmente per poi cadere nell’irregolarità. Il Ministero dell’Interno afferma che via mare arriverebbe soltanto circa l’8% dell’immigrazione irregolare in Italia. La realtà è che la parte più consistente del fenomeno non arriva via mare, o nascosta in un camion, come molti continuano a credere e come vorrebbero farci credere. In larga maggioranza si tratta di persone entrate regolarmente, per esempio con visto turistico, e poi rimaste sul territorio assumendo così una posizione irregolare. Il punto è che spesso via mare passano proprio quelli che scappano da guerre o da feroci dittature, tutta gente che, riuscendo ad arrivare a Lampedusa, avrebbe buone possibilità di ottenere il permesso di asilo. Il documentario è testimone dei viaggi affrontati e mostra come la meta sia solo la metà del viaggio.
Nel 2003 il governo Berlusconi avvia gli accordi con la Libia per contrastare l’immigrazione clandestina. Roma spedisce gommoni, fuoristrada, pullman, mute da sub, 12 mila coperte di lana, 6 mila materassi e mille sacchi per cadaveri.
La finanziaria del 2004 stanzia 23 milioni di euro per il 2005 e 20 milioni per il 2006 per “fornire alla Libia e ad altri paesi di transito assistenza in materia di flussi migratori”.

Fine 2007 il governo Prodi rilancia gli accordi con la Libia e stanzia oltre 6 milioni di euro.
2009: approvato l’Accordo di amicizia e cooperazione tra Italia e Libia siglato l’estate precedente a Bengasi.

I punti salienti dell’accordo:

- L'Italia si impegna a realizzare «progetti infrastrutturali di base» nei limiti di una spesa di 5 miliardi di dollari (per un importo annuale di 250 milioni di dollari in 20 anni).


- Roma si impegna anche a realizzare alcune «iniziative speciali», quali la costruzione di 200 unità abitative, l'assegnazione di borse di studio universitarie e postuniversitarie a 100 studenti libici.


- I due Paesi collaboreranno nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, all'immigrazione clandestina: le due parti promuoveranno la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche.

- La Libia si impegna ad abrogare tutti i provvedimenti e le norme che impongono vincoli o limiti alle imprese italiane operanti in Libia e a concedere visti di ingresso ai cittadini espulsi nel 1970.


- Italia e Libia collaboreranno nel settore della difesa, «prevedendo la finalizzazione di specifici accordi relativi allo scambio di missioni tecniche e di informazioni militari, nonchè lo svolgimento di manovre congiunte».


- Le due parti si impegnano a favorire il rafforzamento del partenariato nel settore energetico.


Insomma Italia e Libia coopereranno responsabilmente nella lotta all’immigrazione clandestina. Ma come?
Lo scorso giugno a Roma, durante la conferenza stampa con Gheddafi, il Premier ha dichiarato quanto segue: “L’Italia ha consegnato imbarcazioni alla Libia per intercettare le imbarcazioni che portano immigrati in Italia, per riportarli in territorio libico dove possono facilmente illustrare le proprie condizioni personali e chiedere quindi il diritto di asilo in Italia ”. Sfortunatamente la Libia non è partecipe delle convenzioni che garantiscono i diritti dei richiedenti asilo. In Libia non c’è una legge che regoli l’asilo.
Per buona sorte in Italia invece tali leggi esistono, a quanto pare però sempre più formalmente e meno nella prassi.
Da maggio il via libera ai respingimenti in mare, un’azione ostentatamente immediata ed efficace, nonostante l’unico aggettivo correttamente affiancabile sia ILLEGALE.
L’articolo 10 della Costituzione Italiana recita: “Lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica”.
A differenza della Libia l’Italia ha firmato la Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati nel 1951 e perfino quella di Strasburgo, della quale viola l’articolo 4 concernente i respingimenti collettivi in quanto il respingimento deve essere individuale affinché si possa valutare singolarmente la posizione di ciascuno.


In sostanza parecchie persone potenzialmente aventi diritto di asilo non vengono messe nelle condizioni di richiederlo. Il CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati) si occupa di fornire orientamento legale, accoglienza alle frontiere, accesso e assistenza durante la procedura di asilo, sfortunatamente però può intervenire solo su chiamata della polizia di frontiera. Insomma non sempre il CIR viene rintracciato e spesso è la polizia di frontiera o altre autorità nazionali a valutare chi è avente diritto di asilo e chi no. Interessante sottolineare che il Ministero dell’Interno dichiara che nel 2008 Venezia ha respinto oltre 1.600 persone verso la Grecia, il CIR ha invece un numero di rintracci pari a 350, dei quali concretamente visti solamente 138. Il decreto legislativo del 2008, che si occupa di stabilire la modalità della richiesta di asilo, proibisce alla polizia di frontiera di decidere arbitrariamente, inoltre è vietato anche dall’articolo 10 del Testo Unico sull’Immigrazione, dove si afferma che non possono essere respinte le persone che hanno diritto all’asilo.
Alla luce dei fatti non ci resta altro che riflettere.

Francesca Arru

Vi invito ancora a vedere e  diffondere il documentario COME UN UOMO SULLA TERRA che gia avevo proposto in un precedente post pubblicato una settimana fa' per ulteriori approfondimenti sulle inchieste aperte sui respingimenti e atti di violenza da parte di militari Italiani potete consultare Fortress Europe.

SOSTENETE LA DIFFUSIONE DEL FILM


Il film che racconta agli Italiani cosa si nasconde dietro gli accordi con la Libia. Il film che dà voce alla dignità e al coraggio dei migranti africani. - Una produzione Asinitas in collaborazione con ZaLab.

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